A quasi undici anni dall’approvazione della legge n. 170/2010 in materia di Disturbi Specifici dell’Apprendimento, il titolo di questo articolo sembra quasi una banalità.
Eppure, quando ancora mi ritrovo ad ascoltare domande come “c’è un rimedio per la dislessia?” o ancora “i DSA sono una patologia grave?”, tiro un gran sospiro, conto fino a dieci e mi dico che forse c’è ancora parecchia strada da fare verso una corretta formazione e informazione.
Perché la risposta alla domanda “si può guarire dalla dislessia?” è e rimarrà sempre la stessa.
NO.
Non ci sono medicine né rimedi miracolosi per curare un Disturbo Specifico dell’Apprendimento, semplicemente perché esso NON è una patologia, bensì una CARATTERISTICA NEUROBIOLOGICA dell’individuo.
In parole semplici, così come si nasce con gli occhi azzurri, i capelli neri o le mani grandi, si può nascere con un DSA, qualunque esso sia.
Proviamo, quindi, a fare un po’ di chiarezza.
Cosa sono i DSA
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento sono un gruppo eterogeneo di disturbi di natura neurobiologica, che evolvono nel tempo e che si manifestano con importanti difficoltà nell’acquisizione e nell’uso delle abilità di ascolto, espressione orale, lettura, ragionamento e matematica.
Per tale motivo sono definiti SPECIFICI, poiché coinvolgono un preciso dominio di abilità, lasciando inalterato il livello intellettivo generale.
Essi si presentano in assenza di deficit neurologici e sensoriali (visivi e uditivi) e in presenza di capacità cognitive adeguate.
Tengo moltissimo a sottolineare quest’ultimo punto: per poter formulare una diagnosi di DSA è NECESSARIO in primo luogo che il quoziente intellettivo del soggetto sia nella norma.
Quindi un bambino con Disturbo Specifico dell’Apprendimento è, prima di tutto, un bambino intelligente.
Un DSA può essere inoltre associato ad altri disturbi dello sviluppo, emotivi o del comportamento.
Cosa non sono i DSA
Un Disturbo Specifico dell’Apprendimento NON È sinonimo di ritardo mentale.
Non mi stancherò mai di ripeterlo.
NON È poi una malattia cerebrale acquisita o la conseguenza di un trauma, di un difetto sensoriale, di problemi della sfera emotiva e psicologica, di una sindrome neurologica.
NON è conseguente a condizioni di svantaggio psicosociale o ad un ambiente educativo inadeguato.
Ma, più di tutto, NON equivale ad una scarsa voglia di studiare.
O meglio: un qualsiasi studente, con DSA o meno, potrà sperimentare durante il suo percorso un senso di svogliatezza nei confronti dello studio, poca motivazione e un calo nella propria prestazione scolastica. Per ottenere un buon apprendimento sono necessari impegno e costanza.
Tuttavia, ciò è ben diverso dall’affermare che, un bambino che manifesta difficoltà nella lettura, nella scrittura o nel calcolo, è semplicemente un bambino che non si applica abbastanza.
Al contrario, egli investe tutte le proprie energie nel colmare le sue difficoltà, sperimentando spesso un forte senso di frustrazione, che nulla ha da spartire con la classica frase “il bambino ha solo poca voglia di studiare”.
Quali sono i DSA
Per quanto la dislessia sia il Disturbo Specifico maggiormente studiato e conosciuto, esso non è l’unico.
I DSA infatti sono quattro e si dividono in:
– Dislessia: si manifesta con una difficoltà nell’imparare a leggere, in particolare nella decifrazione dei segni linguistici, ovvero il bambino ha difficoltà nella correttezza e rapidità di lettura;
– Disortografia: è un disturbo specifico di scrittura che si presenta con difficoltà nei
processi linguistici di transcodifica, ovvero nel convertire correttamente il suono (fonema) in segno scritto (grafema);– Discalculia: questo disturbo si manifesta con una difficoltà negli automatismi del calcolo e dell’elaborazione dei numeri;
– Disgrafia: tale disturbo si presenta con una difficoltà nella realizzazione del segno grafico.
Essi possono coesistere o presentarsi in maniera isolata; tuttavia ciò è molto difficile. Si riscontra infatti quasi sempre la compresenza di più disturbi.
Tornando quindi al titolo, se un DSA non si cura, è comunque possibile fare qualcosa per migliorare la situazione?
Ovviamente SÌ.
È possibile compensare il disturbo, ovvero controbilanciare le difficoltà, attraverso interventi riabilitativi mirati e tempestivi e strumenti di apprendimento adeguati e personalizzati.
BUONASERA,
COME SI RICONOSCE UN BAMBINO AFFETTO DA DISLESSIA DA UN BAMBINO CHE NON HA VOGLIA DI STUDIARE?
MI SPIEGO, UN BAMBINO CHE NON HA VOGLIA DI STUDIARE, DI IMPARARE, IN SEDE DEI TEST DI VALUTAZIONE PUO LEGGERE COSI COME UN BAMBINO DISLESSICO. ENTRAMBI POSSONO LEGGERE A STENTO MA PER CAUSE DIVERSE.
RINGRAZIO IN ANTICIPO
Buon pomeriggio Sabrina.
I parametri e le prove utilizzate in fase di valutazione, oltre che il setting e le competenze del professionista, permettono di distinguere questo tipo di situazioni.
sono mamma di un bimbo con dsa,
devo dire che non ci sono molti aiuti al meridione.
Potrebbe indicarmi medici o strutture sul territorio italiano, libri o altro che possa aiutarmi ad aiutare mio figlio.
grazie
Buongiorno, mi sono posto una domanda: è possibile che una persona con DSA, ma con una buona coscienza, si possa sentire esclusa dalla società, per il fatto che è molto seguito da famiglia e psicologi?? Ringrazio in anticipo.
Come consiglia comportarsi di fronte alla scoperta di questa caratteristica personale per mitigarne lo svantaggio e migliorare il possibile in termini di compensazione. Quali percorsi, dove e come. Grazie
Salve, sono.una mamma di un ragazzo di 24 anni, con problemi di DSA , è discalculico, dislessico ed anche disgrafico.
Vorrei sapere se per caso sarà sempre difficile per lui organizzarsi nel lavoro
mi scusi Dottoressa. Sto compilando una domanda formale per una ammissione in collegio e sono affetto da DSA. Nel questionario è richiesto di “flaggare” la voce: sono affetto da disturbo psicologico SI’ o NO . Nel mio caso, come devo comportarmi per non incorrere in una esclusione qualora nel futuro dovessi presentare un certificato che attesta la mia DSA ? grazie e buona giornata