ADHD. Cos’è e come si manifesta.

Bambini agitati, senza regole, disubbidienti, distratti, svogliati..

Potrei continuare a lungo con l’elenco di tutti gli aggettivi troppo spesso associati a quei bambini che manifestano ADHD, ovvero un Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (DDAI in italiano).

La disinformazione in merito a questo disturbo è ancora molta e ciò fa sì che si creino false credenze e approcci sbagliati nei confronti di chi presenta un ADHD; l’obiettivo quindi di questo articolo è fare chiarezza in merito alla definizione e alle manifestazioni di questo disturbo.

Prima di tutto, cos’è l’ADHD?

Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) è un disturbo del neurosviluppo tra i più frequenti dell’età evolutiva; l’incidenza in Italia si aggira intorno al 4% ed è un disturbo che, nella maggior parte dei casi, perdura in età adulta.

Un individuo con tale disturbo manifesta comportamenti persistenti di inattenzione e/o iperattività-impulsività inappropriati per il livello di sviluppo cognitivo raggiunto; tali comportamenti sono evidenti nei diversi contesti di vita: famiglia, scuola, centro sportivo, gruppi ricreativi, ecc.

Quali sono le cause

Ad oggi, le cause specifiche dell’insorgenza dell’ADHD non sono ancora del tutto chiare.

Tuttavia, le numerose ricerche svolte in tale ambito hanno messo in luce il carattere ereditario del disturbo. Pertanto vi sarebbe una componente genetica che, associata all’interazione tra diversi fattori ambientali, determina la comparsa del deficit.

È noto infatti che fattori ambientali pre e post natali possano avere un ruolo importante nell’insorgenza dell’ADHD: il fumo, il consumo di alcol, droghe o farmaci in gravidanza, la salute mentale della madre durante la gestazione, un basso peso alla nascita, alterazioni dietetiche, fattori sociali, conflitti genitoriali.

Per quanto riguarda invece le caratteristiche neurobiologiche, le tecniche di neuroimmagine e la stimolazione magnetica transcranica hanno mostrato delle anomalie in regioni della corteccia frontale, temporale e parietale,nei gangli della base, nel corpo calloso e nel cervelletto.

Come si manifesta

È possibile differenziare tre sotto-tipi del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività:

Tipo con DISATTENZIONE predominante: il bambino mostra incapacità nel portare a termine le azioni intraprese, rivolge scarsa cura ai dettagli, è facilmente distraibile, perde oggetti significativi, non riesce a rimanere concentrato per un periodo sufficientemente prolungato, si annoia facilmente, ha difficoltà ad elaborare velocemente le informazioni o ad eseguire delle istruzioni.

I bambini di questo sotto-tipo presentano meno problemi comportamentali e meno difficoltà nell’interazione con i pari; questo può determinare una sottostima dei sintomi da parte di scuola e famiglia.

Tipo con IMPULSIVITÀ/IPERATTIVITÀ predominanti: il bambino con impulsività passa rapidamente da un’attività all’altra, con conseguente difficoltà a realizzare azioni complesse. Spesso fatica ad aspettare il proprio turno sia in situazioni di gioco che di gruppo, risponde ancor prima che venga posta completamente una domanda, interrompe gli altri.

Il bambino con iperattività è caratterizzato da un’attività motoria continua, fa fatica a rimanere seduto, corre in situazioni non appropriate, ha difficoltà a giocare in modo tranquillo, parla eccessivamente.

I bambini che appartengono a questo sotto-tipo presentano maggiori difficoltà a livello comportamentale e di interazione sociale; a volte vengono isolati dai pari, perché considerati dei “terremoti combina guai”.

Tipo COMBINATO: il bambino manifesta caratteristiche di entrambe le tipologie sopra descritte.

La diagnosi ADHD

La diagnosi di ADHD è essenzialmente una diagnosi clinica che si basa sulla valutazione, attraverso la somministrazione di test e questionari specifici, dei comportamenti caratteristici precedentemente elencati.

Per poter effettuare diagnosi di ADHD tali comportamenti devono comparire entro i dodici anni di età e durare da più di sei mesi, devono essere evidenti in almeno due diversi contesti di vita del bambino (casa, scuola, sport..) e, in particolare, devono causare una compromissione significativa del funzionamento globale.

ADHD e difficoltà scolastiche

Spesso i bambini con Deficit di Attenzione e/o Iperattività mostrano difficoltà di apprendimento scolastico e maggiore fatica ad utilizzare le proprie abilità cognitive.

Le difficoltà attentive e di autoregolazione, l’iperattività e l’impulsività possono infatti avere ripercussioni sul corretto processo di apprendimento, sulle abilità di memoria di lavoro, di comprensione dei testi, di risoluzione dei problemi.

Un’ampia percentuale di bambini con ADHD presenta in comorbidità difficoltà di lettura, ortografiche e logico-matematiche.

Altre comorbidità

Altre problematiche che possono presentarsi in comorbidità con l’ADHD, complicandone la diagnosi e il trattamento, sono le seguenti:

  • Disturbo Oppositivo-Provocatorio e Disturbo della Condotta
  • Disturbi emotivi (ansia)
  • Disturbo Ossessivo Compulsivo
  • Disturbi dell’Umore

Questo quadro può portare ad importanti problemi relazionali e di ritiro sociale, poiché spesso i bambini che presentano tale disturbo vengono rifiutati dai pari, giudicati negativamente dagli insegnanti, faticano ad esprimere l’affettività e mettono in atti comportamenti di interazione sociale non adeguati.

Quali trattamenti per l’ADHD

Il trattamento per il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività prevede un approccio multimodale, che combina insieme interventi psico-educativi, farmacologici e psicoterapici, coinvolgendo famiglia, scuola e professionisti di diversi settori.

Ai farmaci più utilizzati (Ritalin, Adderal, Dexedrine, Strattera) devono essere quindi affiancati percorsi di parent training per i genitori e di teacher training per gli insegnanti, al fine di gestire al meglio i comportamenti problematici e predisporre un ambiente favorevole, oltre che interventi di tipo cognitivo comportamentale per il trattamento individuale del bambino.

Il trattamento cognitivo comportamentale permetterà al bambino di apprendere strategie per monitorare e pianificare il proprio comportamento nei vari contesti di vita, così da autoregolarsi e autocorreggersi ed incrementare le proprie abilità sociali.

Un bambino con ADHD è quindi molto più di un bambino assai vivace e soprattutto non è un bambino ineducato o capriccioso; è un bambino con importanti difficoltà, le quali vanno comprese ed accettate.

È un bambino che necessita di supporto, poiché l’isolamento peggiorerà sole le cose.

L’intervento di persone competenti nella diagnosi e nel trattamento, associato ad un grande impegno da parte di famiglia e scuola, potrà migliorare significativamente la qualità di vita di questi bambini.

Benvenuto sul mio blog!

Ciao, sono Laura e di professione faccio la psicologa.
Mi occupo di età evolutiva e, in particolare, di Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Qui sul blog troverai la psicologia spiegata con parole semplici: ti fornirò indicazioni utili sullo sviluppo cognitivo ed emotivo dei bambini, i disturbi evolutivi, la scuola, gli stili educativi e genitoriali, le strategie di apprendimento e tanto altro ancora!

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